THE TEDDY BEARS' PICNIC :: personale di Betty Zanelli a eLaSTiCo


VENERDI 25 GENNAIO
h. 19
eLaSTiCo 
(vicolo de' facchini 2/A)
presenta

THE TEDDY BEARS' PICNIC :: personale di Betty Zanelli 
Ospitata ad eLaSTiCo dal 25 gennaio all’8 febbraio 2013, la mostra è inserita nel circuito ART CITY WHITE NIGHT

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Un sottile equilibrismo di ambivalenze, condotto sul labile crinale che separa doppi di segno opposto, attraversa l'intero percorso creativo di Betty Zanelli. Questa stessa cifra caratteristica – declinata sul piano dei linguaggi espressivi, così come sui soggetti indagati – informa di sé anche The Teddy Bears' Picnic, personale ospitata ad Elastico in occasione di Arte Fiera 2013.

In mostra dal 25 gennaio all'8 febbraio, il progetto ruota attorno ai (non) luoghi deputati al divertimento per l'infanzia: parchi, kiddie rides, giochi e giostre, documentate nel farsi della trasformazione che commuta innocente spensieratezza e rassicurante chiassosità dei colori in minaccia velata che rivela un inquietante doppio.

Titolo di un'angosciante nenia usata da Greenway nella colonna sonora de Lo zoo di venere, The Teddy Bears' Picnic si impernia su un nucleo espositivo che si sviluppa su immagini dello Spree Park di Berlino, primo “Kulturpark” costruito dalla DDR nel 1969 – rimasto unico nel suo genere – oggi completamente abbandonato.

È la particolare luce, insieme alla totale assenza umana, a fare da chiave di volta nel traghettare e sospendere lo spettatore in una dimensione senza tempo, che arriva a lasciare spazio al grottesco. Una malinconica inquietudine, di echi lynchani, avvolge infatti i soggetti ritratti, restituiti nelle immagini con una consistenza materica inusuale per il mezzo fotografico.

Nata come pittrice e affascinata dalla tridimensionalità, l'autrice sceglie infatti di stampare le opere su tele montate su alti telai, meticciando due diversi linguaggi espressivi che, a loro volta, confluiscono nell'installazione. Proprio nella contaminazione tra fotografia, pittura, musica ed esposizione di oggetti recuperati quasi con attitudine archeologica, i soggetti ritratti riprendono vita, riacquistando la loro natura più ludica e “pop”.

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Betty Zanelli lavora principalmente con la fotografia e l'installazione. Ha studiato a Bologna, dove è nata, diplomandosi in Pittura all'Accademia di Belle Arti. Si è trasferita sul finire degli anni '80 a New York città in cui ha vissuto per otto anni e in cui ha portato avanti una ricerca artistica proteiforme, spaziando attraverso diversi mezzi espressivi. Ha realizzato le principali mostre personali e collettive a New York (Newhouse Center for Contemporary Art, Snug Harbor Museum, P.S.122 Gallery, MMC Gallery, Knitting Factory), a Los Angeles (Otis/Parsons Gallery), a Berlino (CAOC Gallery), a Londra (Art Works Space), a Roma e a Bologna (Arco di Rab, Il Graffio, Il Campo delle Fragole, Studio Mascarella, H2O Art Space, Natural-Camera, L'Ariete Arte Contemporanea, Spazio Lavi). Negli anni '90 ha partecipato al Project Studio Space Program del P.S.122 ottenendo l’art residency per due anni, ha collaborato con la casa editrice Scholastic Inc., ha esposto a Los Angeles e allo Snug Harbor Museum di New York con l'installazione Symphony of the Lost Ideal.
Dal 2000, con la mostra Ride allo Studio Mascarella di Bologna, ha privilegiato la fotografia e la stampa digitale, mezzo con cui indaga l’iconografia popolare e la cultura pop. Continua a viaggiare, come per il recente lavoro sullo Spree Park di Berlino, per approfondire la propria ricerca sui luoghi deputati al divertimento, Luna Park, giostre e attrazioni per bambini,
Vive e lavora a Bologna dove è docente di Fashion Design all'Accademia di Belle Arti. 

Elastico Studio inaugura con una personale di 2501





VENERDI 18 GENNAIO
H 18.00

eLaSTiCo Studio
via Porta Nova 12
Bologna

::: VAJRAPANI - una personale di 2501 :::

Elastico apre il 2013 con una azzardo ragionato: venerdì 18 gennaio inaugura un nuovo spazio espositivo che si affiancherà alla sede di vicolo de' Facchini a Bologna. La galleria, che prende il nome di Elastico Studio, è in via Porta Nova 12 ed aprirà l'attiva espositiva con Vajrapani, una mostra di 2501.

Nella tradizione mahayana, Vajrapani è una delle tre divinità protettrice del Buddha, simbolo e icona del potere dell'Illuminato, bodhisattva guaritore dal dolore fisico e psichico: in Vajrapani, 2501 opera una rielaborazione personale della tradizione buddhista e della sua iconografia, facendo della pittura una pratica nel suo essere azione rituale, gesto continuato e spazio meditativo.

Il risultato visivo dell'operazione è quello di immagini cariche di suggestioni e dense di simboli da decifrare: un invito allo spettatore a riscoprire l'osservazione e la contemplazione, esperienze alla base dello stesso buddhismo tibetano.

L'installazione dei lavori che compongono Vajrapani è caratterizzata dalla contrapposizione di linea e colore, esperienze gestuali distinte ma complementari, così come distinte e complementari sono il dinamismo della divinità mahayana e l'immobilità della meditazione.

L'opera è realizzata con colori a base alcolica, trattati con alcol etilico e tirati con pennello o aria compressa su superfici plastiche. Questa particolare scelta segna un momento di continuità nella complessa esperienza dell'artista: nel passaggio dalla produzione di strada a quella indoor, la tecnica sviluppata consente a 2501 di trasferire il gesto del dipingere in strada nel lavoro in studio, ricontestualizzandolo in un ambito decisamente più intimista ma mantenendo inalterate le caratteristiche di tensione e movimento.

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2501
Nome d'arte di Jacopo Ceccarelli, nasce a Milano nel gennaio del 1981. Inizia a dipingere a 14 anni da autodidatta e porta avanti la sua passione sui muri della sua città, Milano.

Si forma montatore alla Civica Scuola di Cinema di Milano, finita la scuola frequenta un master di comunicazione visuale alla nuova Bauhaus di Weimar in Germania.

Grazie a Studio Bici parteciperà come aiuto montatore alla realizzazione di Racconti di guerra di Mario Amurra, film vincitore del Davide di Donatello nel 2005 e selezionato al Festival di Berlino.

A 20 anni si trasferisce a San Paolo del Brasile per un anno dove lavora come impaginatore e collabora con alcune ONG per insegnare a dipingere ai bambini delle favelas. Qui viene a contatto con la scuola di graffitismo sud americana, esperienza che cambia irreversibilmente il suo approccio alla pittura.

Con lo pseudonimo 2501 inizia un percorso artistico che integra graffiti, pittura su tela, scultura e video.

Ha partecipato a varie esposizioni sulla street art europea tra cui The Urban Edge show (Milan) , Urban Affair (Berlin).
Tra le pubblicazioni in ambito di street art Street logo ( by Tristan Manco) edito da Thems and Hudson; Art of rebellion 3.

Nel 2009 vince The Metropolis Art Price di New York con il video Mask, video che verrà proiettato a Time Square. Il premio gli viene assegnato assegnato dalla giuria composta Isabella Rosselini; Cedar Lewisohn, curatore della mostra "Street Art" Tate Modern Londra 2008; Lee Wells curatore della mostra "Multi-Channel Video Installation" State Hermitage Museum San Pietroburgo, Russia 2008; Howard Halle, editor di Time out, New York.

Vive e lavora tra Milano e San Paolo del Brasile.

CORPO CELESTE. BEHIND THE SCENES personale di SIMONA PAMPALLONA




VENERDI 11 GENNAIO
h. 20 
eLaSTiCo presenta

CORPO CELESTE. BEHIND THE SCENES
personale di 
SIMONA PAMPALLONA

Dall'11 al 22 gennaio, in mostra una selezione di foto di scena e di backstage scattate sul set del lungometraggio d'esordio di Alice Rohrwacher.

Fermare il movimento della macchina da presa, trasferendo lo scorrere delle immagini nell'immobilità di uno scatto è forse il fine più immediatamente visibile della fotografia di scen, che tuttavia non si esaurisce in un'azione puramente documentativa. Sguardo interno al set ma dotato di autonomia creativa, il fotografo di scena non è infatti un “semplice” testimone per immagini del farsi di un film.

Nella scelta di tempi, inquadrature e tecniche proprie, egli può infatti costruire uno spazio artistico autonomo, in grado di conferire vita a sé a immagini che nascono come documento. Proprio di questa potente indipendenza artistica vivono gli scatti di Simona Pampallona, in mostra ad Elastico dall'11 al 22 gennaio 2013 e realizzati sul set di Corpo celeste.

Esordio nel lungometraggio cinematografico di Alice Rohrwacher dopo diverse esperienze nell'ambito del documentario e unica opera italiana nella Quinzaine des réalisateurs del Festival di Cannes 2011, Corpo celeste è un delicato racconto di formazione che va ad innestarsi sul ritorno a casa di una giovane famiglia di origine calabrese tutta al femminile, dopo dieci anni di permanenza in Svizzera.

Narrato dal punto di vista puro e spaesato della tredicenne Marta, il film attraversa lucidamente umanissime contraddizioni e miserie della provincia italiana in bilico tra nuovo ed arcaico. È sullo sfondo di questa “periferia della modernità”, al di là della sua precisa collocazione geografica, che prende forma il vagabondare curioso e assorto della macchina fotografica, dentro e fuori i confini del set.

Filtrando attraverso il suo obiettivo le riprese di Corpo Celeste, fedele e infedele alla storia raccontata dal film pur pulsando all'unisono, Simona Pampallona coglie con grande e delicata potenza espressiva le brecce che, nell'orizzonte di asfalto della bellissima e dolorosa Reggio Calabria, lasciano fiorire fragili ma preziosissimi miracoli di umanità.

Simona Pampallona
Nata a Roma nel 1980, Simona Pampallona, in genere conosciuta con la semplice abbreviazione “Pamp”, vive e, a partire dai quindici anni, scatta le sue prime fotografie in questa città. La macchina fotografica con cui esordisce è una vecchia reflex del padre, lo stesso apparecchio che utilizza professionalmente quando, alla fine degli anni Novanta, inizia a collaborare con diverse agenzie e quotidiani. Studia Lingue e Letterature Straniere, ma, allo stesso tempo, riesce a mettere le mani su una macchina fotografica più moderna, a fare uno stage all'Associated Press e a pubblicare il libro La memoria e l'oblio, vincendo un concorso bandito dalla Terza Università. Grazie a diverse borse di studio ha la possibilità di viaggiare in Spagna, Portogallo, Inghilterra ed America Latina e, a casa, riporta una miriade di immagini e di suggestioni, insieme a una convinzione: quella di dedicarsi al fotogiornalismo e, in modo particolare, a progetti personali a lungo termine. A questa serie appartengono i lavori dedicati alle occupazioni a scopo abitativo, all'impegno della squadra di rugby femminile “All Reds”, alle comunità dei migranti a Roma, ai villaggi agricoli della Valle degli Elfi, in Toscana, e, in giro per il mondo, alla post-pornografia di matrice femminista e queer. Se i contenuti inerenti la sessualità e il genere rappresentano un'area di interesse molto forte nella ricerca di Pamp, un altra zona in cui si è concentrato il suo lavoro riguarda il disagio mentale: tema a cui, tra l'altro, sono dedicati i lavori Le voci degli amici e Due persone chiamate “mio fratello”, con i quali ha vinto il premio “Foiano della Chiana 2010”, la menzione speciale del festival “Fotoleggendo 2011” e la selezione del “Winephoto 2011”. Un altro premio, il “Luca Pron 2011”, è arrivato in virtù delle fotografie di scena scattate sul set di Corpo Celeste di Alice Rohrwacher ed esposte presso la Mondo Bizzarro Gallery di Roma e il Cineporto di Torino. Attualmente, Pamp è impegnata nella rappresentazione della scena musicale elettronica in qualità di fotografa ufficiale della Flyer, mentre continua a inseguire i soggetti dei suoi progetti personali ovunque ci sia occasione di interagire con la realtà. Le sue opere sono in esposizione permanente presso la Mondo Bizzarro Gallery e le foto di Corpo Celeste sono rappresentate in esclusiva dall'agente Benedetta Cestelli Guidi.
Ha pubblicato su Wired, il Venerdì, IoDonna, Gioia, Myself, Gq, Internazionale, Paese Sera.