HABITAT #003 - DAUWD - MEET THE ARTIST


SABATO 31 MARZO 
h. 20
ALIVELAB prensenta :
HABITAT #003 - DAUWD - MEET THE ARTIST
Per questo quarto meet the artist ad elastico, contando anche quello dell'evento spin-off Grow Your Soundscape, vi presentiamo un artista che ha dell'incredibile, in un WORKSHOP GRATUITO su ABLETON LIVE, e in particolare sul suo LIVE PACK - NATURAL RYTHMS, rilasciato a febbraio e in copertina da ormai un mese sul sito della softwarehouse per produttori più famosa del mondo.

WORKSHOP GRATUITO [ABLETON LIVE] CON DAUWD
MEDIA PARTNERS:
ABLETON LIVE
PICTURES MUSIC
"Le condizioni di un Habitat possono essere mutate dall'ingresso di un organismo esterno, che perturbandone l'equilibrio, fa si che gli elementi che ne fanno parte debbano misurarsi con una realtà diversa." 
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NATURAL RYTHMS - ABLETON LIVE PACK
http://www.ableton.com/

"Per quanto mi riguarda, non dipende da dove viene ma da come viene utilizzato” afferma Dauwd Al Hilali. sotto il nome di Dauwd, il produttore britannico compone musica da sorgenti apparentemente eterogenee come come vecchi dischi jazz e registrazioni naturali, tra le altre. “Anche qualche cosa di così sonoricamente piatto come il rumore di fondo di un vinile, può avere un ritmo” spiega.

Quando fa un beat, Dauwd ricerca i "ritmi naturali", che definisce come "[trovare] un grove in un qualcosa che non ti aspetteresti, com ad esempio la registrazione di un oggetto che cade e rotola sul pavimento. Ci sarebbe una quantità infinita di dettagli in tutto questo, dove si potrebbero isolare le singole parti e lavorare sul "groove/ritmo naturale" di ciascuna. Questo sarebbe impossibile da ricreare solamente con il MIDI (e gli strumenti virtuali), e restituisce delle sonorità particolarmente organiche e vitali."

http://alivelab.blogspot.com/2012/02/natural-rhythms-dauwd-4-ableton-live.html 
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DAUWD

La serata ospiterà Dauwd (Pictures Music: http://www.facebook.com/picturesmusic), producer e dj d'oltremanica. Dauwd crea musica con una complessità ignota al più dei produttori contemporanei. Stratifica i propri campioni sonori su synth multi-timbrici , i passaggi vocali e strumentali suggeriscono quasi una natura organica delle sue produzioni, guidate sempre da percussioni incalzanti e bassi immacolati. Il metodo "fai un suono, fai che sia il tuo suono, e dagli del ritmo" sembra certamente funzionare per Dauwd.

crescendo in Galles, Dauwd suonava il piano, la chitarra e la batteria mentre sperimentava produzioni elettroniche componendo beats techno houseggianti e vibrazioni drum and bass, campionando dalle sue tracce preferite, o ancora improvvisando con casualità. Le sue produzioni sono piene ed intricate con una vitalità di suoni che costruisce atmosfere calde e avvolgenti, atipiche nel panorama del clubbing.

"Ho collezionato un archivio di suoni abbastanza consistente, dai campionamenti, le registrazioni e il rovistare in rete. la maggior parte dei campioni che uso sono abbastanza random, ascolto qualunque tipo di cose; se il suono è quello che cerco le tengo, altrimenti no."

Un supporto prematuro di Rinse FM così come quello di talenti come Dark Sky e Rob Da Bank, e l'inserimento del suo Live pack "Natural Rythms" in prima pagina sul sito della softwarehouse per producers più famosa del mondo (http://www.ableton.com/), garantiscono a dauwd un raggiante futuro nella scena musicale UK BASS.

More info:

http://www.facebook.com/DauwdMusic
http://www.picturesmusic.co.uk/artists/dauwd
http://soundcloud.com/dauwd 

THE END IS THE BEGINNING ::: mostra e presentazione


VENERDI 30 MARZO
h. 20
per FUTURE FILM FESTIVAL OFF
mostra e presentazione
THE END IS THE BEGINNING
rivista autoprodotta

http://www.xlaboratory.org/

In occasione della quattordicesima edizione del Future Film Festival – manifestazione dedicata al cinema, all’animazione e alle nuove tecnologie che si terrà a Bologna dal 27 marzo al 1° aprile 2012 – Elastico ospita The End is the Beginning.


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La rivista autoprodotta The End is The Beginning è una raccolta di racconti brevi a fumetti e illustrazioni a tema unico. Abbiamo scelto l'Apocalisse o meglio la fine del mondo come lo conosciamo. L'idea era di avere la rivista pronta per gennaio 2012 perché da consumarsi preferibilmente entro dicembre 2012.

Il progetto si è sviluppato on line: Darkam e Paola Verde hanno base a Berlino, dove Paola gestisce la galleria laboratorio Xlab, Misstendo invece vive e lavora a Bologna. 
Gli altri autori selezionati risiedono in diverse città italiane e tedesche.

The End is The Beginning  vuole essere una sorta di raccolta di idee su un tema di cui si discute anche troppo in questo anno.
Idee disegnate, perché crediamo che ogni autore chiamato in causa avesse già insito nella sua modalità di tracciare segni una fascinazione su questo tema. Che fosse un osservatore privilegiato. Che potesse smentire o assecondare in maniera intelligente ed emozionante questa nuova fissazione mediatica.
Il risulato sono 56 pagine a colori, un alternanza di tavole a fumetti e illustrate raccolte in due valve cartacee fotografiche, un alfa e un omega in carta patinata.

5 fumettisti 5 illustratori  (Alessandra de Cristofaro, Alice Socal, Angelo Mennillo, Arianna Vairo, Akab, Blo, Darkam, Misstendo, Stef Lenk, Rocco Lombardi) e 1 fotografa per la copertina, Paola Verde, che è anche l'autrice dell'introduzione e che ha curato il progetto con la collaborazione di Darkam e Misstendo.

DOCUFORUM #0 Proiezione #2 | La bocca del lupo, Pietro Marcello

MARTEDI 27 MARZO 
h. 20

Docuforum #0

Proiezione #2 | La bocca del lupo, Pietro Marcello


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Non siamo partiti da una sceneggiatura – non credo che sia sempre essenziale scrivere prima, specialmente in film di questo tipo – ma si è proceduto nella costruzione del racconto in sede di montaggio, giorno dopo giorno.”
P. Marcello

Nella primavera del 2008 è iniziata la preparazione de La bocca del lupo, ma solo verso la fine di quell'anno è nato il film. Il punto di svolta corrisponde al momento in cui Enzo e Mary hanno deciso di raccontarsi nel piano sequenza che li ritrae seduti l'uno accanto all'altra nella loro mansarda di Vico Croce Bianca.
È da lì che siamo partiti per costruire la storia: la loro confessione è stata uno spartiacque decisivo, la convergenza di un lungo, difficile periodo di avvicinamento alla città e a i personaggi.”
S. Fgeier

Dalle opinioni e riflessioni su amore e sessualità degli italiani degli anni Sessanta conComizi d'amore, alla storia di UN amore, nella Genova di oggi: la seconda serata di proiezioni di Docuforum#0 ospita La bocca del lupo di Pietro Marcello.

Né film a soggetto, né documentario in senso stretto, La bocca del lupo è un poema visivo e sonoro di rigorosa bellezza ed intensa delicatezza, che dal reale parte e si nutre, trasfigurandolo poeticamente senza alcun tradimento o buonismo.

È Genova – con la sua storia, il suo vecchio angiporto e le vite che brulicano nei carrugi – a tenere insieme le due linee narrative che dialogano nel film, costruendo un continuo rimando tra “micro” e “macro”. Con le parole del regista, “Enzo e Mary rappresentano la 'piccola' storia, il presente, quello che resta, all'interno della 'grande' storia di una città. Il film ha una struttura circolare, articolata su più livelli. La 'piccola' storia di Enzo e Mary si intreccia con la 'grande' storia della città, della sua memoria e dei suoi abitanti. Le linee narrative nel film procedono compenetrandosi, dialogando o a volte sfiorandosi appena in un racconto che mescola linguaggi, stili, generi e materiali diversi.

Quest'alternanza, visivamente, è segnalata da un costante fluire tra materiali di repertorio – girati in super8 da cineamatori genovesi per buona parte del Novecento – da un lato e le immagini che raccontano il presente di Enzo e Mary dall'altro. Il quasi onirico montaggio di Sara Fgeier procede per assonanze: “Dall'eterogeneità dei materiali organizzati abbiamo provato a dare vita con grande libertà a un flusso di immagini, legate da rapporti nuovi e inediti, che si costituiscono in un continuo e molteplice collegamento di tracce. Il montaggio ha un andamento contrappuntistico creato dall'inserimento di immagini provenienti da diversi contesti, dall'uso del rallentatore o dal succedersi serrato delle inquadrature. L'immagine è utilizzata come memoria attiva, come oggetto immateriale in grado di poter essere manipolato e utilizzato in funzione di nuove riconfigurazioni, di nuovi sensi, di nuove interpretazioni.

Genova, 2 marzo 2010

Caro Marcello,
sono molto lieto, se posso dire così, che sia molto difficile entrare in contatto con Lei [...]
Elisabetta Pieretto Le avrà certamente detto, in ogni caso, che il suo film, a me, è piaciuto straordinariamente [...]
voglio dirle un paio di cose:
  1. il suo film, secondo me, è un caso raro di ripresa, molto efficace e calcolata e meditata, di elementi che trovano le loro radici nei tempi – per me beati – delle ricerche d'avanguardia [...]
  2. la congiunzione tra 'narrazione e 'documento', per non dire la fusione, mi pare riuscitissima [...]
Questo è tutto, e meglio è scriverlo, forse, per ora; poi, mi auguro, ci incontreremo; Genova, ormai, la conosce a perfezione;
con ammirazione e simpatia,

Edoardo Sanguineti

FUTURE FILM SHORT ::: selezione di corti delle precedenti edizioni del FFF


VENERDI 23 MARZO 
h. 20
FUTURE FILM SHORT
selezione di corti Future Film Short delle precedenti edizioni del Future Film Festival

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Jean-Luc di Gobelins - L'ècole de l'image, Lavatory Lovestory di Konstantin Bronzit, Muzorama di Autour de Minuit, The King and the Beaver di Claude Coutier, Gentlemen's Duel di Francisco Ruiz, Sean McNally
http://www.futurefilmfestival.org/

BE INVISIBLE NOW + BE MY DELAY ::: live eLaSTiCo


GIOVEDI 22 MARZO
H. 20
eLaSTiCo live

BE INVISIBLE NOW + BE MY DELAY
http://www.beinvisiblenow.net/
http://www.myspace.com/bemydelay
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Be Invisible Now! è il progetto solista di Marco Giotto. Negli anni '90 ha suonato in svariate bands, passando dalla improvvisazione chitarristica  (Apple Pillar) all'hardcore (Cheswick). Ha collaborato anche con la band italiana post-hardcore With Love.

La musica di Be Invisible Now! è influenzata dai corrieri cosmici degli anni '70, Tangerine Dream, Kluster/Cluster, ma anche dalla ricerca sonica di Dick Raaijmakers e Sonic Boom (Spacemen three).
Giotto è anche membro del progetto Be Maledetto Now!, duo con Andrea Giotto, chitarrista dei With Love. Hanno pubblicato un Lp per Boring Machines e uno split in cassetta per la micro label 8mm. Hanno anche partecipato alla compilation in DVD "Infinite Mind", uscita per 8mm/Canedicoda.

DOCUFORUM #0 playlist di documentari


DOCUFORUM #0
“La vie meme prise sur vif”
Playlist di documentari 

“La vie meme prise sur le vif” è uno dei proclama che ha accompagnato la nascita del cinema. O, forse, sarebbe meglio dire del cinematografo. “La vita colta sul vivo” era infatti uno degli slogan che circolava insieme alle prime proiezioni dei film dei fratelli Lumière, istantanee in movimento di avvenimenti quotidiani che altro non erano che una pionieristica documentazione video.

Che si tratti di vita colta sul vivo è forse l'unico criterio che ci siamo date nello scegliere cosa proiettare. Per il resto, i titoli sono venuti uno dopo l'altro, in ordine, seguendo un percorso più simile al flusso di coscienza che non ad una ricerca vera e propria. Non c'è nessun intento storiografico o di analisi: solo una proposta di esplorazione di un genere cinematografico che ha vissuto e continua a vivere – nella distribuzione ma non nella produzione, vivacissima – negli spazi residuali del cinema di fiction.

Oltre che all'esplorazione, vorremmo anche che fosse un invito alla proposta. A chi ha girato piccoli documentari, ma non trova spazi per proiettarli. Ma anche a chi, semplicemente, ha in mente una sua personale “playlist” e vuole condividerla.


MARTEDI 20 MARZO h. 21 



Docuforum #0 | Proiezione #1
Cecilia Mangini, Firenze di Pratolini (1956) | Pier Paolo Pasolini, Comizi d'amore (1965) 

“Gli devo molto io, ma tutta l’Italia gli deve molto. Il mio incontro con lui? Lo cercai sull’elenco del telefono per chiedergli di collaborare, e lui da uomo generoso quale era, accettò subito.”
Cecilia Mangini

Cecilia Mangini e Pier Paolo Pasolini: un uomo e una donna, stessa generazione, che hanno saputo raccontare con sguardo intenso e personale il loro tempo – un'epoca di trasformazioni profondissime, in cui ormai inevitabile diventa il bisogno di esplorare il reale attraverso le immagini in movimento. 

Sono gli anni del dopoguerra. Ed è l'esigenza di raccontare un'Italia sommersa, fino ad allora ai margini della storia ufficiale, a farli incontrare. Nascono così tre documentari, in cui l'estrema eleganza visiva della Mangini – raffinatissima, sensuale e “tagliente” allo stesso tempo – incontra la scrittura accuminata di Pasolini, che firma i testi del commento fuori campo. 

Ne risulterà il racconto di tre “periferie”, in cui l'atto stesso di narrare diventa mezzo di partecipazione attiva al grande processo di cambiamento politico-culturale che era in atto. Vengono così catturate dalla cinepresa, uno dopo l'altro, le “zone sconfinate dove credi finisca la città, che ricomincia, invece, ricomincia nemica per migliaia di volte, in polverosi labirinti, in fronti di case che coprono interi orizzonti” (Ignoti alla città, 1958); i canti e le immagini della morte nella Grecìa salentina (Stendalì, 1960); le vicende di un gruppo di “ragazzi di vita” (La canta delle marane, 1962). 

Vogliamo partire proprio da qui, per inaugurare il “ciclo zero” del nostro Docuforum. Da una regista – ma anche fotografa, studiosa di cinema e sceneggiatrice – che rappresenta uno dei rarissimi e fortunati casi di arte nata da una donna, nell'Italia maschilista degli anni Cinquanta. E dall'intellettuale (nel 90° anniversario della sua nascita) che probabilmente più di ogni altro ha saputo leggere i cambiamenti in atto, vedendo in trasparenza ciò che sarebbe stato nei decenni successivi.

Li proponiamo insieme, nella stessa serata, per ricordare la loro intima vicinanza. Ma vogliamo frequentarli separatamente, restituendo la ricerca individuale e la personalità di ciascuno, come sceneggiatore e regista. Sullo sfondo, percepibile in entrambi i film, uno stretto avvilupparsi di cinema e letteratura, in un momento in cui – come non mai – così sentita e partecipata fu la simbiosi tra queste due arti.


Cecilia Mangini
Firenze di Pratolini (1956, 16'40”)
“Firenze di Pratolini è stato il mio secondo documentario, le vicende del primo, Ignoti alla città, erano state trucibalde: proibito per tutti dalla censura, poi selezionato per la Mostra del Cinema di Venezia, poi bruciato sull'altare della vendetta contro Pasolini autore del commento. Capirai, ero in tensione, guai a sbagliare.

Girato prevalentemente nel quartiere di San Frediano, Firenze di Pratolini rende in pellicola le ambientazioni, i personaggi, le vite, che animano i romanzi fiorentini dello scrittore. Cecilia Mangini conosce bene la città: nata a Mola di Bari nel '27, è proprio a Firenze che vivrà larga parte della sua infanzia.
Sono i luoghi più cari allo scrittore a guidare la narrazione per immagini, che segue il filo di un commento fuori campo scritto da Pratolini stesso, mentre la regista esplora – con procedere leggiadro, quasi sensuale, elegante, acuto – il quotidiano di una porzione di città che sta scomparendo.

Pier Paolo Pasolini
Comizi d'amore (1965, 89')
“Ricerche 1 – Grande fritto misto all'italiana. Dove si vede una specie di commesso viaggiatore che gira per l'Italia a sondare gli italiani sui loro gusti sessuali: e ciò non per lanciare un prodotto, ma nel più sincero proposito di capire e riferire fedelmente.”
“In che senso il film è diventato un altro? Direi soprattutto nel senso che i protagonisti non sono più coloro che sanno, come chiamavo scherzosamente me, Musatti e Moravia e gli altri dotti […] ma protagonista è diventato il pubblico, cioè le centinaia di interrogati, con Arriflex e registratore, in tutta Italia. La loro vivezza, la loro spettacolare fisicità, la loro antipatia, i loro strafalcioni, i loro candori, le loro saggezze.”
Era il 1963. Pasolini – in viaggio per l'Italia alla ricerca di location e volti per Il Vangelo secondo Matteo –  decide di dar forma ad un progetto che coltivava da tempo: conoscere le opinioni degli italiani su sessualità, amore e buon costume. 
Mimando un cinema d'inchiesta, microfono alla mano, Pasolini costruisce così un mosaico in cui le voci di giovani e anziani, del nord e del sud, si alternano a piccoli simposi in cui a dialogare sono personalità rilevanti nel panorama culturale dell'epoca – da Camilla Cederna ad Alberto Moravia, da Giuseppe Ungaretti ad Adele Cambria, fino ad arrivare a Oriana Fallaci e Cesare Musatti.
Ciò che ne risulta è un'istantanea sulla morale nazionale in evoluzione, tra sacche di perbenismo, residua arretratezza, ignoranza e primi scricchiolii di nuove consapevolezze.

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20 marzo 2012, ore 21.00
 Docuforum #0 | Proiezione #1
Cecilia Mangini, Firenze di Pratolini (1956, 16'40”) | Pier Paolo Pasolini, Comizi d'amore (1965, 89')

27 marzo 2012, ore 21.00
 Docuforum #0 | Proiezione #2
Pietro Marcello, La bocca del lupo (2009, 76')

3 aprile 2012, ore 21.00
Docuforum #0| Proiezione #3
Alina Marazzi, Un'ora sola ti vorrei (2002, 55')

10 aprile 2012, ore 21.00
Docuforum #0| Proiezione #4
Tizza Covi/Rainer Frimmel, Non è ancora domani (La Pivellina) (2010, 100')

17 aprile 2012, ore 21.00
Docuforum #0| Proiezione #5
Alessandro Piva, Pasta nera (2011, 54')

Per inviarci la tua personale playlist, scrivi a elastico.press@gmail.com

CAMUFFATI ::: una mostra di GIULIA SAGRAMOLA E SARAH MAZZETTI



SABATO 17 MARZO
h. 20 
opening


CAMUFFATI
mostra di GIULIA SAGRAMOLA E SARAH MAZZETTI


www.sarahmazzetti.com
www.giuliasagramola.it 

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Nata dalla comune scelta dell'illustrazione come mezzo privilegiato d'espressione e da un'amicizia che ha risvolti anche sul piano creativo e artistico, Camuffati è una sorta di collaborazione ludica attraverso la quale Sarah Mazzetti e Giulia Sagramola, con il disegno ed il collage, esplorano le varie forme del travestimento e del mascheramento.

In mostra ad Elastico dal 17 al 28 marzo 2012, il progetto si compone di una serie di tavole illustrate di uguale formato, realizzate con la stessa gamma di strumenti e materiali, i cui soggetti spaziano dall'umano al mostruoso condividendo tuttavia la stessa tematica del camuffamento, declinata in vario modo. I disegni andranno così a comporre una galleria di personaggi che giocano con il mascheramento, fingendo di essere altro rispetto a ciò che “realmente” sono.

Il progetto vuole anche essere, per le due illustratrici, un “pretesto” per giocare con il proprio tratto, in un esercizio formale attraverso il quale entrambe esplorano la propria identità visiva, arrivando talvolta a mescolarle tanto da esprimersi in opere realizzate a quattro mani.

Le opere in esposizione, di formato A4, sono pensate affinchè il pubblico possa scegliere le illustrazioni preferite – ed eventualmente acquistarle – sul momento, durante la serata dell'inaugurazione Questa modalità di acquisto "istantaneo", unita alla volontà di applicare un prezzo modico alle tavole originali, ha l'obiettivo di abbattere la distanza tra l'opera in mostra e chi la osserva. In questo modo, l'esposizione è anche mutevole e alterabile, cambiando assetto a seconda delle scelte dei visitatori.

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Sarah Mazzetti nasce a Bologna nel 1985. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Bologna, studia illustrazione all’Istituto Europeo di Design di Milano, dove attualmente tiene un workshop di serigrafia.
I suoi lavori sono apparsi su diverse pubblicazioni italiane e straniere, come "GQ Italia", "L’Europeo", "Kuš!" (LT), "Carpaccio Magazine" (ES), "Maguila Magazine" (BR), "Kings Zine" (IT), e "Teiera" (IT), che ora segue non più solo come autrice ma come membro dell’etichetta.
Collabora inoltre con alcuni label discografici indipendenti, ultimo dei quali Garrincha dischi per cui ha curato l’immagine de Lo Stato Sociale, e realizza le locandine delle serate Tropical Clash del club Locomotiv di Bologna.
Dal 2009 a oggi ha partecipato a diverse collettive, fra cui Bolzano No Word Comics, Kings Zine@Assab One (Milano), La Fortezza delle donne (Modena), Notre Fil Rouge (Parigi). Al momento vive e lavora a Bologna.
Le illustrazioni di Sarah, spesso create con la tecnica del collage, si pongono in bilico fra l’ironia sulla società contemporanea e l’ambiguità del punto di vista, riuscendo a divertire e allo stesso tempo a straniare lo spettatore.

Giulia Sagramola è nata a Fabriano nel 1985, dal 2004 al 2009 ha comunicazione visiva all’ISIA di Urbino. Il quinto anno lo ha passato in Erasmus a Barcellona, dove ha frequentato il corso d’illustrazione all’Escola Massana. Disegna storie a fumetti e lavora come illustratrice freelance. Si diverte a lavorare anche con l’animazione, grafica, serigrafia, fare pupazzi di stoffa e altre creazioni autoprodotte. Ha collaborato con Einaudi, Topipittori, The New Yorker, Mondadori, Coconino Press e Tunué. Il suo blog a fumetti nel 2008 è diventato un libro, Milk and Mint. Insieme a Cristina Spanò ha fondato Teiera, una etichetta indipendente di fanzine, per la quale impagina e rilega a mano piccoli libri. Nel 2011, è uscito per Topipittori il romanzo a fumetti Bacio a cinque, un'autobiografia dei suoi primi 10 anni di vita. Nel 2012 è tra gli illustratori selezionati della mostra di Bologna Childrens Bookfair. Attualmente vive a Bologna.
I lavori di Giulia sono ricchi di personaggi caratteristici come: mostri pelosi che sembrano noccioline, ballerine di tip tap, dinosauri vegetariani, bassotti o perros salchicha, teiere, famiglie surreali, personaggi da circo, gatti che si pettinano, bambine autobiografiche, teste in gabbia. Le sue illustrazioni sono  connotate da un'atmosfera vivace, a volte da toni leggeri, accompagnate spesso da una carica ironica. L'amore per la narrazione si intuisce anche dalle illustrazioni, dove spesso si possono trovare interventi tipografici, scritte e annotazioni.


GIOVEDI 15 MARZO
h. 20
live eLaSTiCo
FREI

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Sulle tracce della volpe” è un disco di canzoni.
Canzoni italiane che nascono da suggestio- ni quotidiane, frammenti emotivi di vita tradotti in visioni pop.
11 tracce intense e piene di vigore, essenziali, energiche e fresche che cantano di sensazio- ni che sono di tutti: il bello dei gesti comuni, della
follia che fiorisce dentro noi, o di quando in terrazza tira un Vento Tropicale che se chiudi gli occhi ti trovi a Malibù.
Frei scrive brani capaci di suggerirti un mondo da scoprire.
Parole semplici, nude, ma mai vezzose. Parole immediate e a volte graffianti per questo esordio. Il primo disco di Frei è scritto nell’impellenza, è appassionato e viscerale.



“Sulle tracce della volpe” è per me la costante ricerca delle canzoni come dei sogni: del vaneggiare nella fantasia fine a se stessa, ma dalla quale poi, a volte e senza volerlo, nascono cose che ci somi- gliano. Così, la materia di cui sono fatti i sogni si trasforma in uno specchio che ci riflette, o in un’ombra che ci segue da una vita... e non ce ne siamo mai accorti.
Frei.