DOCUFORUM #0
“La vie meme prise sur vif”
Playlist di documentari
“La vie meme prise sur le vif” è uno dei proclama che ha accompagnato la nascita del cinema. O, forse, sarebbe meglio dire del cinematografo. “La vita colta sul vivo” era infatti uno degli slogan che circolava insieme alle prime proiezioni dei film dei fratelli Lumière, istantanee in movimento di avvenimenti quotidiani che altro non erano che una pionieristica documentazione video.
Che si tratti di vita colta sul vivo è forse l'unico criterio che ci siamo date nello scegliere cosa proiettare. Per il resto, i titoli sono venuti uno dopo l'altro, in ordine, seguendo un percorso più simile al flusso di coscienza che non ad una ricerca vera e propria. Non c'è nessun intento storiografico o di analisi: solo una proposta di esplorazione di un genere cinematografico che ha vissuto e continua a vivere – nella distribuzione ma non nella produzione, vivacissima – negli spazi residuali del cinema di fiction.
Oltre che all'esplorazione, vorremmo anche che fosse un invito alla proposta. A chi ha girato piccoli documentari, ma non trova spazi per proiettarli. Ma anche a chi, semplicemente, ha in mente una sua personale “playlist” e vuole condividerla.
MARTEDI 20 MARZO h. 21
Docuforum #0 | Proiezione #1
Cecilia Mangini e Pier Paolo Pasolini: un uomo e una donna, stessa generazione, che hanno saputo raccontare con sguardo intenso e personale il loro tempo – un'epoca di trasformazioni profondissime, in cui ormai inevitabile diventa il bisogno di esplorare il reale attraverso le immagini in movimento.
Sono gli anni del dopoguerra. Ed è l'esigenza di raccontare un'Italia sommersa, fino ad allora ai margini della storia ufficiale, a farli incontrare. Nascono così tre documentari, in cui l'estrema eleganza visiva della Mangini – raffinatissima, sensuale e “tagliente” allo stesso tempo – incontra la scrittura accuminata di Pasolini, che firma i testi del commento fuori campo.
MARTEDI 20 MARZO h. 21
Docuforum #0 | Proiezione #1
Cecilia Mangini, Firenze di Pratolini (1956) | Pier Paolo Pasolini, Comizi d'amore (1965)
“Gli devo molto io, ma tutta l’Italia gli deve molto. Il mio incontro con lui? Lo cercai sull’elenco del telefono per chiedergli di collaborare, e lui da uomo generoso quale era, accettò subito.”
Cecilia Mangini
Cecilia Mangini e Pier Paolo Pasolini: un uomo e una donna, stessa generazione, che hanno saputo raccontare con sguardo intenso e personale il loro tempo – un'epoca di trasformazioni profondissime, in cui ormai inevitabile diventa il bisogno di esplorare il reale attraverso le immagini in movimento.
Sono gli anni del dopoguerra. Ed è l'esigenza di raccontare un'Italia sommersa, fino ad allora ai margini della storia ufficiale, a farli incontrare. Nascono così tre documentari, in cui l'estrema eleganza visiva della Mangini – raffinatissima, sensuale e “tagliente” allo stesso tempo – incontra la scrittura accuminata di Pasolini, che firma i testi del commento fuori campo.
Ne risulterà il racconto di tre “periferie”, in cui l'atto stesso di narrare diventa mezzo di partecipazione attiva al grande processo di cambiamento politico-culturale che era in atto. Vengono così catturate dalla cinepresa, uno dopo l'altro, le “zone sconfinate dove credi finisca la città, che ricomincia, invece, ricomincia nemica per migliaia di volte, in polverosi labirinti, in fronti di case che coprono interi orizzonti” (Ignoti alla città, 1958); i canti e le immagini della morte nella Grecìa salentina (Stendalì, 1960); le vicende di un gruppo di “ragazzi di vita” (La canta delle marane, 1962).
Vogliamo partire proprio da qui, per inaugurare il “ciclo zero” del nostro Docuforum. Da una regista – ma anche fotografa, studiosa di cinema e sceneggiatrice – che rappresenta uno dei rarissimi e fortunati casi di arte nata da una donna, nell'Italia maschilista degli anni Cinquanta. E dall'intellettuale (nel 90° anniversario della sua nascita) che probabilmente più di ogni altro ha saputo leggere i cambiamenti in atto, vedendo in trasparenza ciò che sarebbe stato nei decenni successivi.
Li proponiamo insieme, nella stessa serata, per ricordare la loro intima vicinanza. Ma vogliamo frequentarli separatamente, restituendo la ricerca individuale e la personalità di ciascuno, come sceneggiatore e regista. Sullo sfondo, percepibile in entrambi i film, uno stretto avvilupparsi di cinema e letteratura, in un momento in cui – come non mai – così sentita e partecipata fu la simbiosi tra queste due arti.
Cecilia Mangini
Firenze di Pratolini (1956, 16'40”)
“Firenze di Pratolini è stato il mio secondo documentario, le vicende del primo, Ignoti alla città, erano state trucibalde: proibito per tutti dalla censura, poi selezionato per la Mostra del Cinema di Venezia, poi bruciato sull'altare della vendetta contro Pasolini autore del commento. Capirai, ero in tensione, guai a sbagliare.”
Girato prevalentemente nel quartiere di San Frediano, Firenze di Pratolini rende in pellicola le ambientazioni, i personaggi, le vite, che animano i romanzi fiorentini dello scrittore. Cecilia Mangini conosce bene la città: nata a Mola di Bari nel '27, è proprio a Firenze che vivrà larga parte della sua infanzia.
Sono i luoghi più cari allo scrittore a guidare la narrazione per immagini, che segue il filo di un commento fuori campo scritto da Pratolini stesso, mentre la regista esplora – con procedere leggiadro, quasi sensuale, elegante, acuto – il quotidiano di una porzione di città che sta scomparendo.
Pier Paolo Pasolini
Comizi d'amore (1965, 89')
“Ricerche 1 – Grande fritto misto all'italiana. Dove si vede una specie di commesso viaggiatore che gira per l'Italia a sondare gli italiani sui loro gusti sessuali: e ciò non per lanciare un prodotto, ma nel più sincero proposito di capire e riferire fedelmente.”
“In che senso il film è diventato un altro? Direi soprattutto nel senso che i protagonisti non sono più coloro che sanno, come chiamavo scherzosamente me, Musatti e Moravia e gli altri dotti […] ma protagonista è diventato il pubblico, cioè le centinaia di interrogati, con Arriflex e registratore, in tutta Italia. La loro vivezza, la loro spettacolare fisicità, la loro antipatia, i loro strafalcioni, i loro candori, le loro saggezze.”
Era il 1963. Pasolini – in viaggio per l'Italia alla ricerca di location e volti per Il Vangelo secondo Matteo – decide di dar forma ad un progetto che coltivava da tempo: conoscere le opinioni degli italiani su sessualità, amore e buon costume.
Mimando un cinema d'inchiesta, microfono alla mano, Pasolini costruisce così un mosaico in cui le voci di giovani e anziani, del nord e del sud, si alternano a piccoli simposi in cui a dialogare sono personalità rilevanti nel panorama culturale dell'epoca – da Camilla Cederna ad Alberto Moravia, da Giuseppe Ungaretti ad Adele Cambria, fino ad arrivare a Oriana Fallaci e Cesare Musatti.
Ciò che ne risulta è un'istantanea sulla morale nazionale in evoluzione, tra sacche di perbenismo, residua arretratezza, ignoranza e primi scricchiolii di nuove consapevolezze.
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20 marzo 2012, ore 21.00
Docuforum #0 | Proiezione #1
Cecilia Mangini, Firenze di Pratolini (1956, 16'40”) | Pier Paolo Pasolini, Comizi d'amore (1965, 89')
27 marzo 2012, ore 21.00
Docuforum #0 | Proiezione #2
Pietro Marcello, La bocca del lupo (2009, 76')
3 aprile 2012, ore 21.00
Docuforum #0| Proiezione #3
Alina Marazzi, Un'ora sola ti vorrei (2002, 55')
10 aprile 2012, ore 21.00
Docuforum #0| Proiezione #4
Tizza Covi/Rainer Frimmel, Non è ancora domani (La Pivellina) (2010, 100')
17 aprile 2012, ore 21.00
Docuforum #0| Proiezione #5
Alessandro Piva, Pasta nera (2011, 54')
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